“I traumi, per esempio uno choc, il terrore o un dolore al di là delle proprie capacità di integrazione possono produrre nella psiche dei blocchi non accessibili ai normali sforzi di consapevolezza. In questi casi la non-consapevolezza rappresenta un tentativo di protezione da parte dell’intero organismo.” Nathaniel Branden
Un trauma è capace di segnare la vita delle persone spezzandola in un prima e un dopo.
Quando un vissuto traumatico non viene elaborato, le emozioni vissute rimangono evidenti come segni nel corpo e possono dar vita a sofferenze d’organo e della psiche. Ogni trauma lascia delle ferite che si riscontrano anche sul senso di identità delle persone. Queste ferite possono diventare cicatrici grazie a un percorso terapeutico capace di ripristinare un senso di sicurezza e di fiducia in se stessi.
In questo articolo vorrei fare un viaggio con voi su questo importante argomento con le lenti delle neuroscienze.
Che cosa succede nel trauma in termini di tracce nel nostro cervello? Attraverso il lavoro terapeutico quali meccanismi neurobiologici si attivano durante questo processo di elaborazione verso la guarigione e la cicatrizzazione delle ferite?
Le scoperte neurobiologiche sul trauma
La ricerca scientifica ha evidenziato quali sono gli effetti neurobiologici del trauma psicologico (Solomon & Heide, 2005). E’ stato visto come il trauma rompa l’omeostasi dell’organismo e può causare sia effetti acuti che cronici su molti sistemi biologici e di organi (Solomon & Heide, 2005).
Van Der Kolk (2003) , tra i massimi esperti di questo argomento, ci racconta come l’esposizione precoce al trauma influenzi molti aspetti anche del funzionamento del cervello e del suo sviluppo con conseguenze sull’organizzazione percettiva del mondo.
Si assiste in particolare a una disregolazione del sistema limbico, fondamentale per la regolazione emotiva e per la costruzione di un senso di fiducia e sicurezza interna e verso il mondo (Schore, 2001).
Trauma, attaccamento e cervello
Vediamo ora di mettere in relazione uno dei modelli più importanti della psicologia, cioè quello dell’attaccamento di John Bowlby, con il trauma e le neuroscienze.
Quello che è stato osservato è che il tipo di relazione che da piccoli sviluppiamo con chi si prende cura di noi, definito attaccamento, ha un’ importante ripercussione su molti aspetti della vita, tra cui la capacità di attraversare le difficoltà, le strategie di coping e la resilienza.
Un attaccamento sicuro con le figure primarie, quindi basato su un senso di fiducia, sicurezza, protezione ma anche di possibilità di esplorazione e costruzione di una buona autostima, ha effetti importanti nello sviluppo del cervello emotivo, il sistema limbico, e l’efficienza dell’emisfero destro. Chi ha subito un trauma di attaccamento, come nelle vittime di abuso, mostra difficoltà delle funzioni regolative dell’emisfero destro e del sistema limbico (Shore, 2001).
Shore (2001) è stato in prima linea nella ricerca che stabilisce gli effetti del trauma relazionale precoce su tali strutture neurobiologiche, effetti che predicono il livello di salute mentale a partire dal neonato lungo tutto il neurosviluppo fino addiruttura l’intero ciclo di vita.
In altre parole, il trauma relazionale precoce può portare a duratura inefficienza dell’emisfero destro e un’attivazione limbica disfunzionale con un effetto sui sistemi di coping e le capacità di resilienza (Shore,2001, 2001, 2004; van Der Kolk, 2003; Perry & Pate, 1994; Perry & Pollard, 1998; Teicher et al., 2002) .
Effetti neurobiologici del trauma precoce
Quello a cui comunemente si assiste nel trauma precoce è uno stato neurobiologico di allarme cronico.
Studiando gli effetti neurobiologici del disturbo post-traumatico da stress infantile, le scoperte hanno suggerito un alterato funzionamento dei sistemi troncoencefalici delle catecolammine (Perry & Pate, 1994).
Infatti l’esposizione ripetuta alla minaccia, al pericolo, e alla violenza, possono portare alla persistenza di pattern neurofisiologici associati alla paura e al terrore che impattano sul funzionamento emotivo, comportamentale, cognitivo e sociale (Perry & Pollard, 1998).
L’entità delle conseguenze del trauma precoce sono legate anche all’età del bambino al momento dell’esposizione al trauma, la durata dei fattori stressogeni, così come alla vulnerabilità genetica e biologica allo stress.
Trattamento del trauma: agire sul sistema limbico
Van Der Kolk definisce il trattamento del trauma nel suo libro “Il corpo accusa il colpo” proprio come una terapia del sistema limbico. Il motore delle reazione traumatica è infatti come abbiamo detto nel cervello emotivo.
La ricerca ha mostrato come a seguito di un percorso terapeutico e di guarigione si assiste alla ripresa del funzionamento esecutivo e affettivo con cambiamenti anche in termini di attivazione funzionale del cervello, con effetti di recupero della fiducia in se stessi e negli altri, un recupero della capacità di giocare e di essere creativi.
Streeck-Fischer e van der Kolk (2000) hanno analizzato la ricerca sul trattamento del trauma. Nello schematizzare queste ricerche hanno identificato alcuni elementi essenziali in qualsiasi trattamento del trauma. Vediamoli insieme:
- Ristabilire un senso di sicurezza
- Lavorare sulla presenza di forme di aggressività impulsiva contro se stessi o gli altri
- Facilitare la regolazione affettiva
- Promuovere esperienze di padronanza
- Compensare eventuali deficit dello sviluppo
- Elaborare le memorie traumatiche e le aspettative legate al trauma
- Sviluppare consapevolezza rispetto al senso di identità e rispetto a quanto è accaduto; questi aspetti sono fondamentali per costruire un senso di riparazione del senso di sé
- Imparare a osservare cosa sta accadendo nel tempo presente e rispondere alle esigenze del presente invece di ricreare il passato traumatico a livello comportamentale, emotivo e biologico. Questo ultimo processo è definito come “desomatizing memory”.
- Insegnare come avere un effetto auto-lenitivo per far fronte (coping) all’iperarousal dei sistemi fisiologici
- Trovare significato, prospettive di sviluppo e un orientamento positivo al futuro
Non è infatti mai troppo tardi per vivere una vita piena e felice.
Bibliografia principale:
“Expressive and Creative Arts Methods for Trauma Survivors.” By Lois J. Carey (2006)
“Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche”. Van Der Kolk (2015)
Che bellissimo articolo, ben documentato, che si legge bene e che, per questo, lascia info significative nel lettore. Bravissima.
Grazie di cuore Antonio! 🙂
Molto molto interessante
Grazie
Serena
Grazie Serena! 🙂